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Alla fermata del cuore

  • Elena Langley
  • 19 lug
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 20 lug


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Sta lì, accanto alla pensilina dell’autobus. Il cappotto troppo grande, un libro aperto tra le mani. Non lo legge davvero: ogni tanto alza lo sguardo, come se cercasse qualcosa. O qualcuno. Ha l’età dei primi amori e dei primi addii. L’aria di chi non sa ancora se partire o restare.

Me ne sto in disparte. Osservo. Mi chiedo cosa tenga nella tasca del cappotto, oltre alle mani gelate. Immagino una lettera. Scritta a fatica, piegata con cura, ma mai spedita. Dentro poche parole, troppo vere per essere dette:

Non ce la faccio più a fingere che mi basti guardarti da lontano.

Forse aspetta lui. Forse ogni mattina passa in motorino, senza sapere di essere atteso. Forse oggi lei troverà il coraggio di fermarlo. O forse salirà sul primo autobus e andrà dove nessuno la conosce.

Nel mio racconto, lei si chiama Livia. E quel libro che stringe tra le mani custodisce una dedica scritta a matita, invisibile a tutti tranne che a lei. Scrivo della sua timidezza, delle sue attese silenziose, del coraggio che nasce quando si è stanchi di avere paura. E quando chiudo il quaderno, l’autobus arriva davvero.

Ma lei resta lì.


📖 Ogni dettaglio contiene una storia. Sta a noi scriverla.

 
 
 

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